Il disagio giovanile oggi, espressione di una società vuota


Sempre più spesso i giovani tra i 13 e i 20 anni si rivolgono ad uno psicologo a causa di un malessere psicologico divenuto insopportabile e invalidante. 

I sintomi più frequenti sono ansia, fobia sociale, autolesionismo, attacchi di panico e fobie.

Spesso questi sintomi sono accompagnati da una tendenza depressiva che genera in loro angoscia, perdita della speranza, apatia. 

Non è raro vedere in questi giovani l’ansia progredire verso una rimuginazione ossessiva. Attanagliati dal dubbio questi giovani pazienti non sanno “scegliere”. 

Convinti di non valere abbastanza non si fidano delle proprie capacità e non riescono ad abbracciare obiettivi e responsabilità, non riescono ad intrattenere relazioni solide. 

È frequente vedere anche giovani troppo pieni di sé, convinti di essere al di sopra degli altri, rifiutando di crescere e di apprendere. Gli estremi come facce della stessa medaglia, i giovani che si nascondono e vivono all’ombra della società perché insicuri, ansiosi, depressi e i giovani narcisi che ostentano e negano ogni confronto ogni possibilità di apprendimento e introspezione. 

Entrambe le facce di una medaglia che è espressione di un disagio comune: vuoto identitario. I giovani non sanno chi sono, cosa vogliono e verso dove si dirigono. 

Gli uni isolandosi e facendo dell’evitamento lo scopo di vita, gli altri ostentando identità ipertrofiche non autentiche, non consistenti. 

Viviamo in un’epoca in cui il virtuale si sostituisce al reale negando ai ragazzi le esperienze necessarie per comprendere e costruire la propria identità. 

Un virtuale “vetrina” in cui mettersi in mostra ancora prima di avere capito chi si è! 

L’imperativo è “piacere” ma non è chiaro a “chi” e per cosa. 

Un piacere generale, non dettagliato e contestualizzato, che si traduce in: ma mi metto in mostra per chi? Per cosa? Per quale scopo? Cosa sto cercando? 

I ragazzi presentano in terapia questo vuoto identitario, un’autostima inesistente, un’incapacità a desiderare. 

Privi di strumenti emotivi, principi e valori che scuola e famiglia dovrebbero fornire prima di ogni altro insegnamento. 

Ragazzi che hanno solo bisogno di essere accolti ed accettati, VISTI, per quello che sono e desiderano, ognuno come diverso e unico, con i propri talenti, le proprie inclinazioni. Andrebbero guidati alla scoperta di se’ attraverso esperienze, relazioni, errori. 

La società di oggi pretende molto senza offrire niente, lascia i ragazzi soli e disorientati, privi di sani modelli, di protezione, di educazione all’emozione e al rispetto di se’ e dell’altro. 

Pretende una prestazione eccellente senza aiutare il ragazzo a scoprire il proprio potenziale, a valorizzare i punti di forza, a lavorare sui punti di debolezza e ad accettare i propri limiti. 

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